Gruber ha ragione a essere furibondo: quell'articolo era ingannevole e vergognoso. Ma la mia opinione è che vada inserito in un contesto più generale, e cioè l'immarcescibile mito dello stupido economista di sinistra.
Come se non bastasse, Mulligan ha detto ai lettori che io e Gruber siamo troppo stupidi o codardi per ammettere che i disincentivi al lavoro creati da alcuni aspetti della riforma sanitaria negli Stati Uniti impongono costi economici.
Viene il sospetto che il signor Mulligan non abbia letto veramente un paio di quegli articoli che cita nel suo editoriale. Se li avesse letti, avrebbe scoperto quanto segue (da un editoriale di Gruber sul Los Angeles Times): «L'Ufficio bilancio del Congresso calcola anche una riduzione del lavoro da parte di quei singoli individui che lavorano meno ore o evitano di passare a un lavoro più retribuito perché non vogliono perdere il diritto al Medicaid [il programma di assistenza sanitaria pubblica per gli indigenti] o perché guadagnando di più perderebbero quei crediti di imposta che li aiutano a pagare i premi dell'assicurazione sanitaria. A differenza di quelli che lasciano volontariamente il lavoro, questo secondo tipo di riduzione del lavoro comporta distorsioni economiche reali e rappresenta un costo, non un beneficio».
E avrebbe trovato anche quanto segue (da un mio editoriale del 6 febbraio sul New York Times): «Tanto per essere chiari, il previsto calo delle ore lavorate nel lungo termine non è interamente positivo. I lavoratori che sceglieranno di trascorrere più tempo con la loro famiglia ci guadagneranno, ma imporranno anche un onere al resto della società, per esempio pagando meno tasse sul reddito e sul ruolo paga. Quindi l'Obamacare comporta dei costi, al di sopra e al di là dei sussidi per l'assicurazione
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